Mi piace attraversare le strade che conducono “al mio fiume”, in fondo a me stessa, alle mie origini semplici ma ricche di affetto e di sogni. Con lo stesso trasporto mi piace prendermi cura degli ospiti del mio B&B posto ai piedi del grande castello di Brienza, in Vico del Carmine n 5. Il B&B è la realizzazione di un sogno che avevo da bambina, quando osservando da lontano il grande Castello della famiglia Caracciolo di Napoli e i vicoli dove si affacciavano le vecchie case, immaginavo lì il mio piccolo albergo.

Circa 10 anni è iniziata la mia storia imprenditoriale e il sogno è finalmente diventato realtà con l’acquisto di un vecchio palazzo storico, situato nel cuore del borgo che, con pazienza e sacrifici, ho cercato di portare ai vecchi splendori. In esso ora conservo la culla dove ho dormito da neonata, che ben si è integrata nell’arredo attuale, e che con orgoglio mostro ai miei ospiti nel presentare una delle camere di cui si compone la residenza Voce del fiume; questo è il nome del mio B&B che “svezzo” e vedo crescere come se fosse “la mia creatura”. Nella mia culla, dove conservo ancora la copertina in lana fatta a uncinetto da mia nonna, oggi dormono i miei piccoli ospiti.

In questo luogo, per me incantevole, mi sorprendo spesso a pensare alle mie origini, a mio padre (Angelo) che con dedizione faceva il panettiere circondato da noi, cinque sorelle, e da mia madre (Grazia) casalinga che mi ha insegnato l’arte della pazienza e il sacrificio, elementi che mi hanno permesso di concretizzare il mio sogno. Dai miei genitori ho imparato “l’arte del fare in casa” e a mettere le mani in pasta per portare a tavola colazioni deliziose con ciambelle, crostate e il pane appena sfornato, fatto con amore e con ingredienti semplici e di qualità, come lo faceva mio padre, primo panettiere della zona.

Brienza si è arricchita di un sogno, attraverso la realizzazione della mia struttura e con il recupero di spazi nuovi e dimenticati, accantonati dalla memoria collettiva alimentata da un presente privo di storia. Mancava una duratura e nuova luce che potesse evidenziare e dare luce alle bellezze del passato.

Armata di un badile immaginario ho così iniziato a costruire il mio sogno, sollevando pietre su pietre residui naturali di muri oramai vetusti e crollati, restituendo dignità e bellezza a ciò che osservavo quand’ero bambina allorquando attraversavo un varco tra i sassi ed il Castello dei Caracciolo, reso muto da un disperato oblio. Così prende forma il mio sogno.

Il B&B la Voce del fiume, quasi nascosto e riparato è in grado di poter essere un punto di ritrovo, socio- culturale, idoneo per ogni attività di ristoro e di promozione culturale. La Dimora infatti è prediletta da artisti ed intellettuali provenienti da ogni parte d’Italia, è scelta come residenza per pernottare ma anche come location per organizzare eventi e incontri culturali.

Entro nelle camere da letto per rassettarle, esse mi accolgono e avvolgono come quando ero bambina, pacifiche, pronte per la condivisione della mia vita con gli ospiti del mio B&B. Sette sono le stanze del mio piccolo albergo, che inseguono la luce del sole fino al giungere del tramonto in linea con l’immutabile fascino del fiume, ricchezza naturale che nei secoli ha aiutato la vita dell’antico borgo e del castello, tutto armoniosamente racchiuso in un quadro di valenza ambientale e architettonica di elevato pregio. Armonia che continua a stupire di giorno e di notte lo sguardo dei turisti e degli ospiti della “Voce del Fiume”.

Panta rei (tutto scorre) diceva Eraclito, pensando al mondo, che chiacchierando si trasforma, cambia pelle per dirigersi verso inaspettate mete belle come le stanze del mio piccolo albergo. E così rinasco anch’io tra stagioni nuove e il canto del pettirosso o il volo dell’amico nibbio.

Ho sognato tanto di risentire il fruscìo delle foglie che ben sanno raccontare, nella nuova veste, la stanza “Diamante” che elegante si affaccia sul mio amato fiume. Le stanze “Ametista” e “Smeraldo” che si inseguono come un vecchio levriero insegue la sua preda o la stanza “Rubino”, che racconta dell’antico mito del fuoco e del forno, degli Dei Penati e dei parenti ed amici stretti uniti a raccontarsi antiche gesta di eroi e condottieri. E poi la stanza “Turchese” che raccoglie la prospettiva della vallata, donandola ai miei ospiti, così come l’architetto che costruì il castello regalò un sogno a sé stesso e agli abitanti dell’antico borgo. La stanza “Corallo” che con i suoi tratti e le sue suggestive atmosfere quasi fiabesche, entusiasma l’occhio invitandolo a reggere l’emozione del vento al tramonto e lo scorrere del fiume accompagnato dal volo dei germani.

In amore e nella ricerca del bello, l’intimità non si consuma mai… così racconta la stanza “Perla” dove sono presenti ancora l’antico camino in pietra e la mia “naca” (culla), pezzi in ricordo dell’intera mia vita evoluta all’ombra dei mitici Caracciolo, che ben conoscevano l’importanza di arroccarsi sul colle di Brienza per difendersi ma anche per dominare con lo sguardo tutto il magnifico creato circostante.